ORTESI: UN VERO E PROPRIO STRUMENTO RIABILITATIVO

ORTESI: UN VERO E PROPRIO STRUMENTO RIABILITATIVO

Ufficio Comunicazione Gruppo Data Medica

Un’ortesi (o tutore o splint, sono tutti sinonimi) è un vero e proprio strumento riabilitativo.

A differenza dei tutori preconfezionati acquistabili in negozi di articoli ortopedici e sanitari, quelli creati da un terapista della mano sono modellati su misura direttamente sulla cute del paziente e permettono quindi di rispettare fedelmente la conformazione della sua mano.

Le ortesi possono essere diversificate anche in base alle necessità?

Sì. Il terapista specializzato in riabilitazione della mano può realizzare tutori morbidi in neoprene come sostegno per l’attività quotidiana e lavorativa, oppure rigidi in materiale termoplastico.

Un’ortesi può essere statica se ha una struttura fissa senza accessori e dà quindi sostegno e immobilizzazione. È invece dinamica quando oltre alla struttura base presenta delle appendici di trazione ed esercita una forza attiva su una o più articolazioni e sui tessuti molli.

In quali casi serve l’ortesi?

L’ortesi può avere diverse finalità:

  • di immobilizzazione: permette il corretto posizionamento e il riposo di una o più articolazioni e tendini. È indicato ad esempio in caso di instabilità di polso, di lesioni tendinee, di rizoartrosi, di tenosinovite di De Quervain, di morbo di Dupuytren;
  • di correzione: permette di modificare le deformità e la rigidità o l’atteggiamento scorretto delle articolazioni delle dita e della mano;
  • di sostegno o sostituzione di una funzione: supportano e facilitano una funzione deficitaria come in caso di paralisi o lesioni nervose.

Esiste un’ortesi anche per il dito a scatto? 

Sì, per la fase iniziale l’ortesi è un’efficace soluzione da associare a terapie fisiche (come ultrasuoni e laser). Il dito a scatto, o morbo di Notta, è una tenosinovite stenosante caratterizzata da un aumento di volume della guaina dei tendini flessori delle dita nel loro passaggio nel tunnel osteofibroso, che attraversano a livello dell’articolazione metacarpofalangea.

Nella fase iniziale, quando il blocco in flessione del dito è ancora riducibile attivamente, è indicato l’utilizzo di un tutore statico in termoplastica che blocca solamente l’articolazione metacarpofalangea del dito interessato.

Questo riduce lo scorrimento e l’attrito tendineo e di conseguenza favorisce la risoluzione dell’infiammazione del tendine e della sua guaina. L’ortesi va portata per 3-4 settimane anche 24 ore al giorno, in base al grado di infiammazione, e risolta la fase acuta può essere sostituito gradualmente da un tutore diurno funzionale in neoprene, sempre realizzato su misura.

 Tratto da Medicina Moderna n°4

Intervista a:

Claudia Fortin
Fisioterapista – specialista in riabilitazione della mano e dell’arto superiore

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